Analisi

Le difese di Kiev faticano a contenere l’offensiva russa

Colpevoli ritardi nell’invio di aiuti occidentali e problemi in seno all’Ucraina stessa hanno permesso a Mosca di avanzare più velocemente - Kramatorsk e Sloviansk nel mirino - Anche Kharkiv è sotto pressione

  • 4 maggio, 10:32
  • 4 maggio, 17:03
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Soldati ucraina sul fronte vicino a Avdiivka, dopo che la località è stata presa dall'esercito russo

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli

L’offensiva russa di primavera sta proseguendo nel Donbass e le difese di Kiev sembrano vacillare in più punti. La situazione sul terreno all’inizio di maggio pare favorire le truppe del Cremlino, mentre quelle di Kiev non sono riuscite a puntellare le difesa dopo la perdita di Avdiivka, poco lontano da Donetsk, a febbraio. Più a nord è Chasiv Yar adesso l’obbiettivo più immediato per Mosca che sta avanzando con maggiore velocità rispetto ai mesi invernali e ha nel mirino i maggiori centri della regione, come Kramatorsk e Sloviansk. Anche Kharkiv, la seconda città del paese, è sotto costante pressione russa e rimane oggetto della ambizioni del Cremlino sul medio e lungo periodo.

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Sul fronte meridionale, nelle regioni di Zaporizha e Kherson il quadro è più statico, ma le forze di Kiev rimangono anche qui sulla difensiva, mentre continuano i bombardamenti russi su obbiettivi strategici in tutto il paese, insieme con i danni collaterali. L’Ucraina risponde con frequenza dalla distanza, con i droni di cui ha aumentato la produzione e con i missili a lunga gittata ATacMS forniti dagli alleati occidentali. Dopo lo sblocco degli aiuti statunitensi ad aprile, Kiev è in attesa di poter rafforzare le difese, che per il momento sono ancora insufficienti, sia per contrastare i progressi russi, sia per la protezione dei cieli.

I colpevoli ritardi

Durante la recente visita a Kiev, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha ammesso le colpe dell’Occidente nei rifornimenti di armamenti a Kiev e promesso maggiore velocità ed efficienza negli aiuti militari. Dalla metà del 2023 il volume del sostegno all’Ucraina si è progressivamente ridotto in quasi tutti i settori, con evidente difficoltà in quello delle munizioni. Le promesse dell’Unione Europea di fornire un milione di proiettili di vario calibro entro la primavera di quest’anno sono state soddisfatte solo per un terzo; nei mesi scorsi è stata annunciata, accanto alle forniture statunitensi, anche l’iniziativa europea guidata dalla Repubblica Ceca per rifornire l’Ucraina con mezzo milione di proiettili da 105 e 155 mm, ma sino ad ora non se ne è fatto nulla. Il presidente ucraino Volodymr Zelensky si è lamentato nuovamente dei ritardi che mettono sempre più in difficoltà il paese: oltre alle munizioni, la richiesta è per i sistemi di difesa aerea Patriot e i missili balistici Atacms, con un raggio fino a 300 Km. Le forniture sono arrivate con il contagocce, mentre rimangono ancora inascoltate le domande per i missili Taurus tedeschi e anche i caccia da combattimento F16 non sono ancora operativi in Ucraina.

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I problemi interni

Al di là delle colpe occidentali, per le quali i motivi sono di varia natura e vanno dalle impossibilità tecniche produttive alle valutazioni tecniche errate passando per le ragioni di natura politica, le difficoltà dell’Ucraina in questa fase del conflitto risiedono anche nei problemi in casa propria: da un parte ci sono i nodi strutturali, come quello della quantità delle forze armate, con la complessità del sistema di reclutamento e la fisiologica inferiorità rispetto alla Russia; dall’altra non possono non essere evidenziati i problemi che dallo scorso anno, sin dall’annunciazione e preparazione dell’offensiva poi clamorosamente fallita, hanno caratterizzato i rapporti tra vertici militari e politici. Le differenze di vedute tra il capo dello Stato e il comandate supremo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, hanno inciso sicuramente in modo negativo sull’andamento del conflitto, che non è migliorato con l’arrivo al comando del generale Olexandr Syrsky, ex responsabile delle forze di terra, che da febbraio ha dovuto indietreggiare su tutto il fronte. In questo contesto si è indebolita anche la posizione politica di Zelensky, con una sensibile perdita di consenso.

La tattica russa

Non si può valutare la situazione ucraina senza prendere in considerazione la tattica di Mosca. I conti si fanno sempre con l’oste: il Cremlino vuole allargare il perimetro dei territori già conquistati, sia nel Donbass che al sud e vuole sfruttare il momento di debolezza ucraino, che è anche indotto appunto dalla tattica russa, mirata comunque ad accelerare il ritmo dell’offensiva e cercare di impedire o rallentare i rifornimenti in arrivo per Kiev dall’Occidente. A questo servono i bombardamenti in tutto il paese che mirano a vie di comunicazione, depositi di carburante e munizioni, e altri obbiettivi sensibili legati al sistema militare-industriale-energetico del paese. In vista della conferenza sulla pace che si terrà in Svizzera tra poco più di un mese, l’obbiettivo del Cremlino è quello di sferzare ulteriormente le difese ucraine, per mettere in una posizione problematica Zelensky nella ricerca di una formula di pacificazione non solo condivisibile, ma realistica.

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