Ticino e Grigioni

AIC, sanzionate oltre 300 ditte nel 2023

L’aumento, rispetto al 2022, è di una cinquantina di aziende. Lo segnala l’Associazione interprofessionale di controllo, che guarda con una certa preoccupazione agli accordi con l’UE

  • 2 maggio, 21:59
  • 2 maggio, 22:54

Sanzionate oltre 300 ditte estere

Il Quotidiano 02.05.2024, 19:00

Nel 2023 sono state 1791 le ditte che hanno annunciato la loro entrata in Ticino e una buona parte di loro è stata controllata. In 164 casi è stata riscontrata un’infrazione della procedura di notifica. Per il futuro, invece, l’Associazione interprofessionale di controllo (AIC) guarda con una certa preoccupazione agli accordi con l’Unione Europea.

Dopo anni di diminuzione delle notifiche da parte delle ditte estere, nel 2023 c’è stato un lieve aumento - si parla solo di un centinaio di ditte - generato soprattutto da un aumento delle assunzioni di impiego, e in parte dai lavoratori distaccati. In diminuzione ancora gli indipendenti, ovvero i cosiddetti padroncini.

Per l’Associazione che controlla operai e artigiani di 22 settori economici è decisamente prematuro dire che la curva ha cambiato direzione. Certe invece le ditte sanzionate lo scorso anno: 364, una cinquantina in più rispetto al 2022. Le sanzioni emesse superano i 350mila franchi, infine scesi a 38 i divieti d’entrata emessi.

“È la sanzione che fa più male a un’azienda. – spiega Renzo Ambrosetti, presidente dell’Associazione interprofessionale di controllo –. Se per un anno o più non può più entrare in Svizzera dovrà riflettere. Se penso al passato, quando avevamo tanti distaccati, nel frattempo anche le ditte che vengono dall’Italia hanno imparato la lezione prendendo una sanzione o informandosi prima”.

La possibilità di decretare divieti d’entrata per le aziende sanzionate è uno degli aspetti contestati da parte dell’Unione Europea nell’ambito delle trattative con la Svizzera per il nuovo accordo. Insieme, ad esempio, al regolamento sul rimborso spese: l’UE vuole che valgano le regole del luogo di provenienza della ditta, non di esecuzione del lavoro. L’AIC parla di un mandato di negoziazione “debole”.

“Vi sono dei punti sui quali si può anche cedere – spiega Ambrosetti -. La questione degli 8 giorni di preannuncio l’abbiamo già ridotta a quattro. Ma ci sono altri punti che non possono essere cancellati. Voglio ricordare che la Svizzera ha i salari più alti in Europa, quindi da questo punto di vista le misure di accompagnamento devono rimanere in vigore perché altrimenti, oltre a impoverire la popolazione, distruggiamo il nostro tessuto imprenditoriale”.

Così una risoluzione è stata inviata al Consiglio Federale, con tre rivendicazioni: le misure di accompagnamento legate alla libera circolazione delle persone non vanno ridimensionate, sul mercato del lavoro devono valere le regole svizzere e la Corte europea non deve avere voce in capitolo. E poi - a livello interno - i criteri - i quorum - per la dichiarazione d’obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro sono da adattare.

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