A Davos ci sono due centri di transito per rifugiati. Il primo si trova fuori dalla località, l’altro invece è in pieno centro a Schiabach. Ci accoglie il responsabile, Gianrico Vivalda. Entriamo nella struttura. Eritrea, Somalia, Sri Lanka e anche Cina. Queste le nazionalità predominanti. Fa sorridere il fatto che anche quest’anno al WEF sono organizzate le cosiddette “Giornate del rifugiato” durante le quali chi vuole può, per un giorno, vivere l’esperienza di essere un rifugiato. È facile trovare il luogo dove si svolgono queste giornate: è l’hotel Hilton, sulla via dello shopping, la Promenade.
L'entrata al centro d'accoglienza di Schiabach
Gli ospiti del centro non sembrano però rendersi conto di cosa stia succedendo attorno a loro. Il WEF per loro si traduce, soprattutto, in maggiori controlli di polizia: sia personali, sia all’interno del centro.
Alcuni ospiti sono impegnati nella pulizia delle cucine. Vengono dalla Somalia e uno di loro parla un po’ di inglese. Il sentimento che prevale è quello della gratitudine verso la Svizzera. Stessa cosa anche per un altro rifugiato, che viene dallo Sri Lanka. Chiediamo: cosa vorreste dire ai partecipanti al WEF? La risposta è univoca: “Venite a trovarci, per capire”. Ma non all’Hilton, a Schiabach.
Marzio Minoli
Dalla radio
RG 18.30 del 21/01/2016: il WEF e i rifugiati - Il servizio dell'inviato Marzio Minoli
RSI Svizzera 21.01.2016, 20:01
RG 18.30 del 21/01/2016: la crescita dell'economia indiana e il rallentamento degli altri paesi del BRICS - Il servizio dell'inviato Luca Fasani
RSI Mondo 21.01.2016, 19:59