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Anche dopo la prima ondata, pochi commerci ticinesi si sono attrezzati con un sito di e-commerce. Lorenza Sommaruga: "Avremmo dovuto pensarci"

  • 24 gennaio 2021, 18:01
  • 5 settembre 2023, 05:54

CSI 18.00 del 24.01.2021 Ticino: Negozi offline - di Luca Berti

RSI New Articles 24.01.2021, 18:14

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Di: Luca Berti

“Avremmo dovuto essere più pronti. Molti non lo sono ancora”. Lo ammette senza remore Lorenza Sommaruga, presidente della Federcommercio ticinese. Da una settimana ormai in Svizzera i negozi non essenziali hanno dovuto chiudere per ordine del Consiglio federale. Chi ha potuto, si è trasferito online, ma molti si sono fatti cogliere impreparati. Di nuovo. Perché già durante la prima ondata pandemica era emerso in modo chiaro quanto alcuni esperti del commercio elettronico facevano notare da tempo: pochissimi negozianti in Ticino hanno una propria strategia per vendere su internet. Tra il 3 e il 4 per cento, stima il presidente dell'associazione svizzera di e-commerce, NetComm Suisse, Carlo Terreni.

L’estate, con la flessione dei contagi e l’allentamento delle misure anti-pandemiche, non ha però portato consiglio e molti negozianti non sono corsi ai ripari in tempo per la seconda ondata. Così “siamo ripiombati in una situazione simile a quella di questa primavera – fa notare Sommaruga –. Avremmo dovuto imparare dall’esperienza del primo lockdown; ci saremmo per lo meno dovuti chinare sulla questione e capire come vendere almeno una piccola parte della nostra merce attraverso i canali di e-commerce”. Un compito, comunque, non facile visto che riprendere a lavorare dopo la chiusura ha comportato un impegno enorme per i negozianti. “Difficilmente chi non è del ramo capire quanto possa essere complicato ripartire dopo essere stati fermi così a lungo”, spiega Sommaruga.

Forte aumento della richiesta

Intanto nel 2020 il commercio elettronico ha fatto registrare cifre da record a livello nazionale, soprattutto per i siti controllati dalla grande distribuzione che hanno visto incrementare le vendite tra i 40 e il 60%. Un riversamento online degli acquisti che si è, giocoforza, riflesso in un incremento importante del numero di pacchi consegnati nel 2020 dalla Posta: 182,7 milioni, in crescita del 23,3% rispetto all’anno precedente. Mai costì tanti nella storia del Gigante giallo.

“Le aziende più grandi negli anni si sono adoperate per investire nei canali digitali, quelle più piccole hanno avuto più difficoltà sia per la mancanza di competenze, sia per la mancanza di risorse e di tempo”, fa notare Terreni, che aggiunge: “Gestire un sito di commercio elettronico richiede attenzione. Banalmente se una persona deve gestire in parallelo anche il proprio negozio da solo, difficilmente riesce a trovare le ore da investire nel proprio e-commerce”. Ciò non toglie, prosegue l’esperto, che “chi si è costruito in passato questo canale di vendita oggi ne beneficia molto. Da un lato può mantenere, almeno in parte, il proprio fatturato nonostante le chiusure, dall’altro aumenta il suo vantaggio competitivo sui concorrenti”.

C’è chi offre soccorso

Durante questo secondo confinamento non mancano comunque iniziative originali che sfruttano i canali digitali, come il ‘click and collect’ a Bellinzona. Oppure come l’idea imprenditoriale del giovane ticinese Robin Riedi, impiegato di commercio amante dell'informatica che da tempo ha fatto della creazione di siti di e-commerce una passione. Per andare in soccorso di chi si è ritrovato dall’oggi al domani a dover cercare il più in fretta possibile una vetrina virtuale, Riedi ha realizzato “The Swiss Shop”.

“Dopo le nuove chiusure imposte dal Consiglio federale, ho pensato di creare un portare di commercio elettronico in cui, in tutta autonomia e con pochi click, i negozianti possano creare li proprio spazio di vendita”, spiega Riedi. Il servizio si finanzierà trattenendo il 10% sul venduto.

“Vogliamo sicuramente guadagnarci qualcosa - spiega Riedi -. L'idea è però di reinvestire la maggior parte di quanto raccolto in tempo di lavoro e in marketing. Il nostro intento è di aumentare il fatturato di tutti”.

Sarà solo il tempo a dire se The Swiss Shop avrà successo. Intanto c’è chi si sta organizzando per conto proprio. Come la stessa Sommaruga, che oltre ad essere presidente di Federcommercio è pure titolare di un negozio in centro a Lugano: “Mi sono fatta spiegare da un’esperta cosa è necessario fare per vendere i prodotti tramite il sito. Le assicuro che il lavoro è davvero molto”.

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