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La musica della Regina

Le canzoni a lei dedicate, quelle che più amava: tutta la musica che gira intorno a Elisabetta II, dai Sex Pistols a Gary Barlow e Fred Astaire. A cura di Gian Luca Verga

  • 9 settembre 2022, 13:09
  • 14 settembre 2023, 09:20
beatle

Nel 1977 la Gran Bretagna musicale è in pieno fermento, ribolle grazie all’affermarsi del punk che con la forza di un ciclone spazza via tutto ciò che profumava di passato e di stantio. E a schiaffare il volto di Sua Maestà sulla copertina di un 45 giri esplosivo furono i Sex Pistols che pubblicarono “God save the Queen”, uno dei manifesti dell’allora movimento punk britannico nell’anno del Silver Jubilee, il Giubileo d’argento di Elisabetta II.
L’immagine è ormai iconica: occhi bendati e bocca aperta e sullo sfondo la Union Jack.
Ricordiamo che l’anno prima pubblicarono il singolo “Anarchy in U.K.”….

Una canzone che come potete immaginare suscitò un vespaio di proporzioni bibliche: dalla censura della BBC al ritiro dai negozi di dischi passando per quel celebre concerto sulla chiatta fluttuante sul Tamigi che terminò con tanto di risse e arresti. Ma che raggiunse le vette delle charts inglesi e di mezzo mondo.
Celebre inoltre la frase che chiude la canzone prima della litania No future: “There’s no future in England’s dreaming”; vero e proprio emblema del movimento punk, che vuole significare che non c'è futuro per il sogno dell'Inghilterra.

Ma la relazione tra la musica pop rock e Queen Elizabeth II è assai più antica e feconda a partire dai Beatles che le dedicano quella che possiamo considerare la prima ghost track della storia moderna: “Her Majesty”, traccia che chiude l’epico “Abbey Road”, album del 1969, quello per intenderci che vede i quattro scarafaggi attraversare la strada sulle strisce pedonali. 23 secondi in cui McCartney definisce la sovrana “A pretty nice girl”, una ragazza carina…. Beatles che lei stessa apprezzava e che nominò baronetti dell’ordine dell’Impero Britannico già nel 1965.

Significativa anche “The queen is dead” degli Smiths, la celebre band di Morrisey intitola così il loro splendido e terzo album targato 1986. Con veemenza Morrisey scaglia le proprie invettive non tanto contro la regina ma più in generale contro la monarchia. La band infatti auspica la sottrazione del potere alla casa reale. Ed è un argomento che tornerà più volte a visitare la poetica della band di Manchester

Una canzone dall’atmosfera sepolcrale è “Elizabeth my dear” degli Stones Rose, che termina proprio con uno sparo a significare la volontà di uccidere la monarchia. Invece le risate sguaiate, gli insulti e i versi al limite della denuncia per vilipendio alla Corona sono gli ingredienti di “Royalty” della punk band scozzese The Exploited. Tutt’altro che signorile anche “Repeat (Stars And Stripes)” del 1992 dei Manic Street Preachers così, come intrisa di ironia, è la misconosciuta “On Her Silver Jubilee” di Leon Rosselson che ironizza pesantemente sugli averi della Regina e sul fatto che percepisce uno lauto stipendio per ciò che dovrebbe fare ed invece non fa. Amata, amatissima invece da Sua Maestà è quella “Sing” dell’ex Take That Gary Barlow che chiamò a raccolta artisti provenienti da tutto il Commonwealth per celebrare il Giubileo di Diamante.

E a proposito delle preferenze musicali di Elisabetta II, nel 2018 in occasione del suo compleanno grazie anche alla BBC scoprimmo i suoi gusti grazie al programma “Our Queen: 90 musical years”. La regina fornì la sua playlist che svelò la sua predilezione per i musical quali “Oklahoma” e “Annie Get”. In sostanza Elisabetta diede la lista delle sue 10 canzoni preferite alla Bbc che dedicò un intero programma al suo rapporto con la musica. Sappiamo inoltre che amava alcune composizioni di Duke Ellington e il jazz mainstream.

1.Oklahoma di Howard Keel (1947)
2. Anything you can do (Annie get your gun) di Dolores Gray (1948)
3. Sing di Gary Barlow & The Commonwealth Band featuring Military Wives (2012)
4. Cheek to cheek di Fred Astaire (1935)
5. The white cliffs of dover di Vera Lynn (1942)
6. Leaning on a lamp post di George Formby (1937)
7. Praise, my soul, the king of heaven (Inno) (sec. XIX)
8. The Lord is my shepherd (Inno) (sec. XIX)
9. Medley di Lester Lanin (1958)
10. Regimental coldstream march di Milanollo (1845)

Nel corso dei 70 anni di regno Queen Elisabeth II investì con titoli onorifici diversificati molti artisti britannici. I Beatles innanzitutto! Anche se la nomina suscitò polemiche non solo perché John Lennon nell’attesa della cerimonia confessò di aver fumato uno spinello in uno dei bagni regali di Buckingham Palace. Lennon, ricordo, restituirà l’onorificenza nel 1969 in polemica con l'appoggio inglese alla guerra in Vietnam. Anche David Bowie e Paul Weller l’hanno rifiutata a priori.

L’elenco comunque è ben corposo: da Cliff Richard a Mick Jagger, da Elton John a Ed Sheeran e Adele, da Tom Jones a Sting transitando per Rod Stewart e Kate Bush sono stati molti gli eroi del pop a ricevere titoli nobiliari e cavallereschi per la qualità e la popolarità delle loro opere.

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